Urbanistica Milano, l’ex magistrato Guido Salvini: “Perché tutti scarcerati? Nessuna sorpresa”

Intervista all'ex giudice
L’ex giudice commenta l’annullamento degli arresti e definisce gli sviluppi dell’inchiesta sull’urbanistica un “prevedibile cortocircuito”, sottolineando l’”effetto paradossale” della riforma della Pa di Nordio

“L’esito dei recenti ricorsi al Riesame riguardo l’inchiesta sull’urbanistica milanese non mi stupisce affatto”, afferma Guido Salvini, ex magistrato, per anni in servizio all’ufficio gip del Tribunale del capoluogo lombardo, titolare in passato, oltre ad aver riaperto l’inchiesta sulla strage di piazza Fontana, di importanti procedimenti in materia di terrorismo di sinistra (Br, Prima Linea, Autonomia Operaia) e di destra (Nar).
Dottor Guido Salvini, come si spiega la decisione del Riesame di annullare tutti gli arresti che erano stati richiesti ed ottenuti dalla Procura? Sin dall’inizio era abbastanza evidente, ed era stato il primo commento un po’ di tutti gli operatori del diritto nel Palazzo di giustizia milanese, che in una indagine da settimane all’attenzione dei mass media fosse ben difficile prospettare insuperabili esigenze cautelari, quali ad esempio la reiterazione dei reati contestati.
I diretti interessati, peraltro, appreso di essere indagati, si erano immediatamente dimessi dai rispettivi incarichi… Esatto. Se fossero state richieste solo misure interdittive, come la sospensione da pubblici uffici o dalla professione e quindi il divieto di contrattare con la Pubblica amministrazione – non a caso proprio quel tipo di misure limitate e in pratica amministrative per cui, già prima della riforma Nordio, era previsto l’interrogatorio preventivo – questo corto circuito non vi sarebbe stato. Un corto circuito che comunque non ha giovato a chi si pone il problema serio della politica edilizia a Milano.
La riforma dei reati contro la Pa, ad iniziare dall’abolizione dell’abuso d’ufficio, ha sortito l’effetto di aggravare le posizioni degli indagati. Bisogna assolutamente riflettere sull’effetto paradossale delle recenti modifiche in materia di reati della Pubblica amministrazione. Una volta cancellato l’abuso di ufficio, per una eterogenesi di fini che la politica non aveva previsto, il potenziale conflitto di interessi è stato spostato dai pubblici ministeri più in alto, diventando il più grave reato di corruzione.
Che problemi si pongono adesso? La trasformazione di una condotta da mancata denuncia di un conflitto di interessi a corruzione non è così semplice e così automatica e l’esito sul piano cautelare di questa prima fase delle indagini sembra confermarlo. Aveva probabilmente ragione chi, in sede di discussione anche nelle Commissioni Giustizia della Camera e del Senato, aveva sottolineato l’opportunità di non cancellare interamente il reato di abuso d’ufficio di cui all’articolo 323 del codice penale, ma di restringerlo e di ridefinirlo per evitarne l’abuso nell’applicazione, mantenendo però, se provate, alcune situazioni tipiche e delimitate del conflitto di interessi.
Al netto di questi aspetti procedurali, l’inchiesta sull’urbanistica milanese pone l’accento, per l’ennesima volta, sul tema del processo mediatico. Una questione annosa che pare irrisolvibile. Sicuramente. Nonostante infatti la ripetuta volontà di contenere le gogne mediatiche, c’è chi ha scoperto dalla stampa di essere indagato prima ancora di poter fornire la sua versione e difendersi.
I giornali hanno avuto accesso agli atti – teoricamente – coperti dal segreto. Sì. Soprattutto i soliti grandi quotidiani che hanno rapporti privilegiati con gli inquirenti. “Grazie” a loro abbiamo tutti potuto leggere frammenti di chat decontestualizzati che non significano nulla di concreto. Sono in genere battute tipiche di questa modalità contemporanea di comunicazione.
Che però hanno prodotto effetti devastanti. Ovviamente. Proporle con grande risonanza ai lettori con la propria personale e anche suggestiva interpretazione, prive degli atti e dei documenti cui si riferiscono, è fare, consapevolmente, pessima informazione. Nulla di nuovo mi verrebbe da dire.
l'Unità